Se il tuo compagno a quattro zampe si gratta di continuo, perde il pelo, ha diarree ricorrenti, è inappetente, ha lacrimazione rossastra scrivimi a info@secondonaturapetfood.it

Alimenti grain free. Scelta giusta o forse una moda?

alimenti grain free

Gli alimenti “grain free” sono davvero la scelta più adatta al nostro cane o gatto? Senza cereali non vuol dire senza amidi, vediamo insieme perché.

Cosa sono gli alimenti grain free

I primi alimenti grain free, che vuol dire “senza cereali” (da non confondere con i low grain -> basso tenore di cereali, e i carbo free -> senza carboidrati) sono comparsi circa 15 anni fa in Canada e in Nord America come risposta ad un’esigenza di mercato: una percentuale di proprietari di cani e gatti desiderava un cibo che si avvicinasse il più possibile ad una preda selvatica.

In natura un carnivoro mangia la preda per intero: muscolo, grasso e interiora, attraverso le quali assume anche vegetali come erbe, bacche e tuberi, ma raramente semi di graminacee, ecco il motivo per cui queste nuove formulazioni non prevedevano la presenza di cereali.

Questi prodotti presentavano elevate presenze di proteine (40-45%) e di grassi (30-35%), comprensibili in zone dal clima molto rigido come quelle della parte settentrionale del continente americano. 

Arrivati in Italia, circa 10 anni fa, ottennero un enorme successo, soprattutto tra i proprietari attenti ad offrire al proprio animale un alimento più appropriato possibile. 

Così numerose aziende, fiutando la richiesta crescente, hanno cominciato a produrre linee di alimenti grain free facendo leva sull’immaginario dei compratori convinti di acquistare qualcosa di molto vicino all’alimentazione naturale e ancestrale del lupo e del gatto selvatico. 

Ma senza cereali non vuol dire senza carboidrati (carbo free). 

I carboidrati nei mangimi per cani e gatti

I carboidrati sono zuccheri complessi, tra i quali spicca l’amido contenuto, oltre che nei cereali (frumento, orzo, mais, riso, farro), anche in altri vegetali.

Alcune linee di alimenti grain free infatti non contengono cereali, ma i carboidrati e dunque gli amidi, sono comunque presenti sotto forma di patate, patate dolci, tapioca e, soprattutto, legumi che per dei carnivori non sono più appropriati dei cereali, né più vicini ad una dieta naturale.

La produzione delle crocchette infatti, soprattutto quando si tratta di un estruso, richiede necessariamente una parte di amidi che le tenga insieme; recentemente solo i pressati a freddo riescono ad utilizzare una quota più bassa di questo tipo di ingrediente, o a non usarlo affatto ricorrendo alle pectine, che sono comunque dei carboidrati (fibre solubili indigeribili). 

Le strategie delle aziende produttrici di alimenti grain free

La carne, dovrebbe essere il principale ingrediente di un cibo destinato a cani e gatti, a maggior ragione ci si aspetterebbe di trovarla in adeguate quantità soprattutto in alimenti grain free. Tuttavia è una materia prima costosa, quindi per tenere sotto controllo i costi di produzione le aziende sono ricorse a due strategie

La prima è stata quella di indicare una percentuale della carne presente con la dicitura “fresca”, che non vuol dire “appena macellata”, ma pesata cruda in modo che la parte di acqua ancora presente nell’alimento permettesse di posizionarla come primo ingrediente (a questo proposito leggi l’articolo su come leggere la lista degli ingredienti nelle etichette).

La seconda è stata ricorrere all’uso di una fonte proteica economica e che rilascia poche ceneri grezze (in proposito leggi l’articolo sui Componenti analitici): i legumi, che compaiono in abbondanza, divisi in diverse voci, in modo da sembrare solo delle piccole quantità, ma che poi sommate insieme risulteranno essere una percentuale molto alta, come è facile notare nell’etichetta, di un prodotto grain free di fascia medio alta, qui sotto.

imparare a leggere le etichette
Piselli interi, lenticchie rosse intere, ceci interi, lenticchie verdi intere, piselli gialli interi, fibra di lenticchie

Questo prodotto è presentato come formulato specificamente per un carnivoro come il cane, ma piselli, ceci e lenticchie, così come la soia, sono anche una fonte di amidi. C’è da chiedersi, dal punto di vista nutrizionale e tenendo in considerazione la fisiologia dell’apparato digerente di un carnivoro, come il cane (per non parlare del gatto!), che differenza ci sia con i cereali!

I vantaggi e gli svantaggi della presenza dei legumi negli alimenti grain free

I legumi presentano per le aziende diversi vantaggi*1 e, al contrario, pochi vantaggi e diversi svantaggi per la salute dei pelosi.

I vantaggi dell’uso dei legumi negli alimenti grain free per le aziende produttrici:

  • sono più economici della carne;
  • grazie agli amidi aiutano a tenere insieme la crocchetta;
  • fanno aumentare la percentuale di proteine grezze e non fanno salire la percentuale di ceneri grezze nell’analisi finale del prodotto.

I vantaggi e gli svantaggi degli alimenti grain free per la salute del cane e del gatto

I vantaggi:

  • l’assenza di glutine, che sembra essere correlato alle infiammazioni intestinali e alla sindrome della permeabilità intestinale;
  • eliminare i cereali significa eliminare una serie di possibili contaminanti come le micotossine, residui di diserbanti, pesticidi e anticrittogamici, e OGM.

Gli svantaggi:

  • le proteine presenti nei legumi sono di origine vegetale, quindi di basso valore biologico, cioè non contengono tutti gli amminoacidi essenziali alla salute dei carnivori o comunque ne contengono in quantità minori, e di conseguenza rilasciano un maggior numero di scorie da smaltire;
  • i legumi sono molto più complessi da processare per un apparato digerente come quello dei cani e dei gatti, perché contengono amilosio, una forma di amido che si digerisce meno facilmente (anche noi lo digeriamo con più fatica), rispetto all’amilopectina di cui sono invece ricchi i cereali;
  • i legumi contengono quantità abbastanza elevate di sostanze antinutrizionali, cioè impediscono la corretta assimilazione e lo sfruttamento dei nutrienti da parte dell’organismo del cane e del gatto;
  • l’importante presenza di fibre spesso produce fenomeni fermentativi, un elevato quantitativo di feci, a volte poco formate, o diarrea e meteorismo, fino ad arrivare alla lunga all’insorgenza di disbiosi;
  • nel 2018 la FDA (Food and Drug Administration) ha aperto un’inchiesta *2 riguardo al sospetto che gli alimenti grain free abbiano causato in numerosi animali una forma di cardiomiopatia dilatativa,  dovuta all’azione antinutrizionale di questi ingredienti, ed alle fibre che forniscono.

L’inchiesta della FDA sulla cardiomiopatia dilatativa

La FDA (Food and Drug Administration) è l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.

Nel Luglio 2018, in seguito ad un aumento delle segnalazioni dei casi di cardiomiopatia dilatativa in cani non geneticamente predisposti, ha avviato un’indagine per stabilire una possibile correlazione fra il tipo di alimentazione e questa patologia cardiaca.

La cardiomiopatia dilatativa è la perdita di capacità contrattile del cuore, che non riesce più a pompare il sangue nelle arterie con la giusta pressione. È una patologia per la quale la causa genetica pare essere la più frequente (alcune razze sono predisposte), ma possono esserci altri fattori legati al suo sviluppo, infettivi, endocrinologici (ipotiroidismo) e nutrizionali (carenza di taurina).

Durante l’indagine, analizzando il tipo di alimentazione seguita dai cani che manifestavano la cardiomiopatia dilatativa, è stato rilevato che nel 90% dei casi questi consumavano crocchette etichettate come grain free (senza cereali), e di queste ultime il 93% conteneva rilevanti quantità di legumi e il 42% patate.

Le fonti proteiche utilizzate erano molto varie, dalle più comuni – pollo, pesce o agnello – alle carni atipiche – canguro e bisonte – ma nessuna era maggiormente presente rispetto alle altre.

I prodotti erano stati testati in molti modi per rilevare qualsiasi tipo di anomalia, ma non era emerso nulla di significativo. L’unico dato che accomunava le marche esaminate era di essere grain free – senza cereali, ma con amidi provenienti da alte quantità di legumi.

Il 27 Giugno 2019 sono stati pubblicati, sul sito dell’FDA, i primi risultati ottenuti, con l’indicazione delle marche di cibo secco per cani coinvolte nelle segnalazioni dei casi di cardiomiopatia dilatativa, che sono:

  • Acana (67 casi segnalati)
  • Zignature (64 casi)
  • Taste of the Wild (53 casi)
  • 4Healt (32 casi)
  • Earthborn Holistic (32 casi)
  • Blue buffalo (31 casi)
  • Nature’s Domain (29 casi)
  • Fromm (24 casi)
  • Merrik (16 casi)
  • California Natural (15 casi)
  • Natual Balance (15 casi)
  • Orijen (12 casi)
  • Nature’s Variety (11 casi)
  • NutriSource (10 casi)
  • Nutro (10 casi)
  • Rachael Ray Nutrish (10 casi)

Tuttavia lo studio è ancora in corso e questo è solo un risultato parziale della ricerca, non c’è ancora una conclusione ufficiale, per cui la FDA si è limitata ad invitare i proprietari a collaborare nella segnalazione di nuovi casi, dichiarando di non volerli spingere a cambiare l’alimentazione dei loro cani.

Nel dubbio, voi che fareste? Aspettereste di avere qualcosa da segnalare alla FDA o cambiereste cibo? La risposta mi sembra scontata.

Cani e gatti e la digestione degli amidi

Il gatto e il cane sono carnivori e accomunati da un apparato digerente breve, idoneo a digerire ed assimilare grandi quantità di proteine, e non idoneo a processare alimenti che fermentano come le fibre e carboidrati in generale.

Entrambi non hanno l’amilasi salivare, l’enzima preposto alla scissione degli amidi nella bocca, e ne producono piccolissime quantità attraverso il pancreas.

Il gatto è un “carnivoro stretto, non necessita l’assunzione di carboidrati attraverso la sua dieta perché il suo organismo è perfettamente in grado di sintetizzare il glucosio, quindi la fonte di energia, dalle proteine.

Un gatto alimentato con cibo commerciale dovrebbe mangiare prevalentemente umido, sia perché per sua natura è poco portato a bere, quindi l’assunzione dei liquidi attraverso l’alimentazione riveste una certa importanza, sia perché generalmente non contengono carboidrati, se non in una percentuale bassissima (il 2% è ancora accettabile).

Come già detto, per produrre le crocchette i carboidrati sono necessari e anche nei pressati a freddo, dove per il tipo di lavorazione si riesce ad inserirne di meno, se si evitano gli amidi si ricorre alle pectine, altro tipo di carboidrato; tra l’altro i pressati a freddo per i gatti sono molto rari, personalmente ne conosco solo uno.

Nel caso del gatto gli alimenti grain free sembrano proprio voler dare l’impressione al suo proprietario di acquistare qualcosa con una percentuale più bassa di amidi e più alta di proteine, rispetto ad un alimento con i cereali. 

Ma come abbiamo visto questo non è sempre vero. Se al posto dei cereali vengono usati i legumi questi, oltre a contenere proteine vegetali contengono amido. Il risultato è che la percentuale di carboidrati è la stessa, ma viene percepita come inferiore solo per quella dicitura grain free.

Anche il cane non ha necessità di mangiare carboidrati. Come il gatto, il suo metabolismo è in grado di ottenere il glucosio dai grassi e, soprattutto, dalle proteine.

Tuttavia è definito “carnivoro opportunista” perché la sua vicinanza all’uomo nel corso dei millenni ha fatto sì che gradualmente il suo organismo si sia adattato a processare una certa quantità, seppur piccola, di carboidrati provenienti dai cereali, come è emerso in numerosi studi [Coppinger R. e Coppinger L. (2001); Hare B. e Woods V. (2013); Axelsson, E., et al. (2013); Beuchat C. (2018). ]*3

Ma non si può dire altrettanto dei legumi che, come detto, sono più difficili da digerire dei cereali oltre a essere ricchi di sostanze antinutrizionali che possono influire negativamente sulla salute sia del cane che del gatto.

Dunque a chi sono adatti gli alimenti grain free?

Premettendo che non tutti i grain free sono uguali, la scelta va fatta in base al singolo animale e alle sue esigenze. 

Un grain free di buona qualità dovrebbe essere appetibile grazie alla maggiore quantità di proteine rispetto ad un prodotto con una presenza maggiore di ingredienti di origine vegetale, anche se – come abbiamo visto – grain free non significa automaticamente “tante proteine animali”.

Per valutare la qualità di un prodotto bisogna sempre leggere con attenzione l’etichetta, nel caso degli alimenti grain free privilegiare quelli dove compaiono come fonte di amidi la patata, la patata dolce, la tapioca o i cosiddetti “falsi cereali” – miglio, quinoa, amaranto, grano saraceno – ed evitare quelle con lunghe liste di legumi per i motivi esposti sopra. 

Inoltre dovendo per forza scegliere tra un mangime con i legumi scarsamente digeribili e uno con una piccola quantità di cereali, che la maggior parte dei cani riesce a digerire discretamente (vedi studi citati), non sarà forse da preferire quest’ultimo?

Come non mi stanco mai di dire, nella scelta di un cibo commerciale è molto importante saper leggere le etichette.

Se vuoi avere sempre a portata di mano una sintesi di quello che bisogna sapere per analizzare un’etichetta puoi scaricare gratuitamente la “Guida rapida alla lettura dell’etichetta” cliccando sul pulsante qui sotto

In alternativa, se vuoi un’analisi più approfondita dell’etichetta del cibo che stai attualmente usando, puoi richiedermi una consulenza, gratuita e non impegnativa, riempendo il modulo nella pagina dedicata alla “Consulenza alimentare“, o scrivendomi all’indirizzo info@secondonaturapetfood.it.

Sarò felice di aiutarti.


Note

*1 Uno studio canadese sull’utilizzo dei legumi (Agriculture and Agri-Food Canada, 2017) ha rilevato un’impennata nell’utilizzo di questi ingredienti nei mangimi per animali a partire dal 2012.

*2 https://www.fda.gov/animal-veterinary/news-events/fda-investigation-potential-link-between-certain-diets-and-canine-dilated-cardiomyopathy e https://www.fda.gov/animal-veterinary/science-research/vet-lirn-update-investigation-dilated-cardiomyopathy

*3 Hare B. e Woods V. (2013). “The genius of dogs: how dogs are smarter than you think”, Plume, USA.

Axelsson, E., et al., The genomic signature of dog domestication reveals adaptation to a starch-rich diet. Nature, 2013. 495(7441): p. 360-364.

Coppinger R. e Coppinger L. (2001). “Dogs. A startling new understanding of canine origin, behaviour & evolution”, Scribner, New York, USA. 

Beuchat C. (2018). A key genetic innovation in dogs: diet, The Institute of Canine Biology

photo credit DESPIERRES

Condividi l'articolo!

Picture of Valeria De Riso

Valeria De Riso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *