I cani si distinguono in tre categorie principali a seconda della forma e misura della testa rispetto al resto del corpo: mesocefalo con una testa di tipo “medio”, dal rapporto molto armonico con il corpo (come per setter inglese, pastore tedesco, siberian husky), dolicocefalo dalla testa lunga e stretta (levrieri, collie) e brachicefalo caratterizzati da faccia corta e testa larga (carlino, boxer, bulldog, pechinese, mastino napoletano).
Questi ultimi sono spesso colpiti da quella che viene chiamata “sindrome brachicefalica“.
Cos’è la Sindrome Brachicefalica
La Sindrome Brachicefalica o Sindrome Ostruttiva delle Vie Aeree Superiori (BAOS – Brachycephalic Airway Obstruction Syndrome) è una condizione patologica che affligge i cani e i gatti a muso corto. Porta all’ostruzione totale o parziale del flusso d’aria ed è causata dalla conformazione delle ossa del cranio estremamente schiacciato. Queste razze sono state selezionate negli anni privilegiando l’aspetto estetico, provocando non pochi problemi alla salute degli animali.
Quali sono le razze affette dalla Sindrome Brachicefalica
Tra le razze di cani colpite da questa sindrome troviamo prevalentemente il Carlino, il Bull Dog Inglese, il Boule Dogue Francese, il Boston Terrier, il Pechinese, il Cavalier King Charles, il Maltese, lo Shar-pei e lo Shih Tzu, ma anche le razze brachicefale di taglia grande come il Boxer, il Cane Corso, il Bull Mastiff, il Rottweiler e il Mastino Napoletano possono esserne affette anche se con un’incidenza e una gravità inferiore.
Tra le razze di gatti che vanno maggiormente soggetti alla Sindrome Brachicefalica ci sono il Persiano, il British Shorthair, l’Exotic Shorthair, il Bombay, l’Himalayano e lo Scottish Fold.
Le principali anomalie presentate da questi cani (e gatti), predisposti morfologicamente alla Sindrome Brachicefalica, sono:
- la stenosi delle narici: le narici sono più strette del normale, a volte ridotte a una fessura. Questo ostacola fortemente il passaggio dell’aria e costringe l’animale a respirare a bocca aperta anche quando compie sforzi minimi o quando fa caldo (questa conformazione può essere corretta chirurgicamente);
- la lingua ispessita: la lingua può essere particolarmente grande e spessa, cosa che contribuisce all’ostruzione delle vie respiratorie (il Boule Dogue Francese e il Bull Dog inglese sono particolarmente predisposti a questo problema);
- allungamento del palato molle: la particolare conformazione del cranio accorciato contiene a fatica i tessuti molli; di conseguenza il palato molle, che separa le vie nasali dalla cavità orale, risulta troppo lungo e scende nella gola, causando un respiro rumoroso (anche questo può essere corretto chirurgicamente);
- stenosi tracheale: la trachea può essere gravemente ristretta;
- ostruzioni nasali: dovute ad un eccessivo impacchettamento dei turbinati nasali, le lamelle presenti nel naso, che non consentono il passaggio dell’aria nelle cavità nasali (turbinati esuberanti).
A cosa vanno incontro gli animali affetti dalla Sindrome Brachicefalica
I cani e i gatti brachicefali devono compiere uno sforzo anomalo per respirare: l’aria non passa in maniera fluida per via della stenosi delle narici, l’animale si sforza e crea una specie di risucchio continuo contro le pareti delle mucose, che a lungo andare si infiammano ingrossandosi o perdendo tono, peggiorando la respirazione già difficoltosa.
Lo sforzo respiratorio affatica l’animale a livello cardiaco, condizione ulteriormente peggiorata dalle frequenti apnee notturne a cui questi animali sono soggetti: succede che a causa dell’ispessimento della base della lingua e della parte finale del palato molle, quando l’animale dorme a a bocca chiusa le prime vie aeree possono risultare occluse, soprattutto se le narici sono stenotiche. In queste condizioni l’animale va in apnea durante il sonno e la sua pressione arteriosa aumenta in modo irregolare.
Gli animali che vanno in apnea durante il sonno hanno la tendenza a svegliarsi di colpo, spaventati e agitati; in alcuni casi si addormentano con un giocattolo in bocca nel tentativo di tenerla aperta per respirare, oppure cercano di resistere per non addormentarsi andando incontro a deprivazione del sonno.
Tutto questo pregiudica in modo molto grave sia la qualità che la durata della vita dell’animale, sottoposto ad una condizione di stress costante.
La riduzione dell’ossigeno nell’organismo causa una riduzione della capacità di guarigione spontanea da malattie anche banali e un indebolimento delle difese immunitarie; inoltre l’aumento dello sforzo inalatorio può causare frequentemente problemi gastroenterici, con sintomi che possono andare dal rigurgito (che potrebbe essere causato da difficoltà nella deglutizione, da ernia iatale o diverticoli esofagei), all’alterazione del microbiota intestinale, al masticare continuo (segno di acidità e/o nausea), o al reflusso gastro-esofageo.
Un’altra difficoltà a cui vanno incontro questi animali è la regolazione della temperatura corporea: non riuscendo ad aumentare la frequenza respiratoria per disperdere il calore, i brachicefali vanno facilmente in affanno e sono maggiormente sottoposti al rischio di un colpo di calore, anche a temperature che per altri animali sono del tutto gestibili. Bisogna fare particolare attenzione quando le temperature esterne salgono o quando l’animale si trova a vivere situazioni stressanti come, per esempio, un viaggio, perché rischia l’asfissia.
Inoltre i brachicefalici, stando spesso a bocca aperta proprio a causa delle loro difficoltà respiratorie, tendono a formare placca, e poi tartaro, più facilmente, perché la bocca si asciuga ed è più esposta alla proliferazione dei batteri, oltre ad avere alterazioni importanti del microbiota intestinale, con conseguenti infiammazioni che portano l’animale ad avere manifestazioni come dermatiti e diarree frequenti.
Quando può essere diagnosticata la Sindrome Brachicefalica
La sindrome brachicefalica si può manifestare in animali di ogni età, ma l’età media in cui gli animali vengono visitati è tra i 3 e i 4 anni, inoltre la BAOS è rilevata più spesso nei maschi che nelle femmine, e i maschi mostrano segni clinici più gravi.
Chi ha come compagno un animale brachicefalo dovrebbe farlo visitare da un veterinario esperto in questo campo – anche in assenza dei sintomi più evidenti – fin da cucciolo. In questo modo potrà valutare per tempo se sia necessario intervenire chirurgicamente per allargare le narici o ridurre il palato molle.
Il respiro rumoroso o il russare (dovuto all’allungamento del palato molle), la lingua un po’ bluastra (segno di mancanza di ossigeno), la masticazione continua (segno di acidità e/o nausea) non vanno considerati come “normali” in quanto tipici della razza, perché la patologia peggiora con l’avanzare del tempo.
Meglio non aspettare che si verifichino episodi di dispnea grave (fame d’aria: l’animale sbanfa, respira con il diaframma, ha bocca spalancata, le zampe anteriori allargate) o peggio di cianosi, sincopi o collassi!
Come possiamo aiutare nel quotidiano il nostro amico a quattro zampe
La nostra prima risorsa è l’alimentazione che, se sarà adeguata alla specie e ben bilanciata e naturale, contribuirà a mantenere un buono stato di salute generale dell’animale.
Esiste inoltre tra gli integratori di Reico il Pro-7, una miscela di erbe, oligoelementi e piante aromatiche micronizzati, formulata appositamente per supportare la respirazione.
Aiuta naturalmente a sfiammare le mucose delle vie aeree dei brachicefali e può dare sollievo, soprattutto nel periodo estivo o in supporto della fase post chirurgia. Pro-7 può essere utilizzato dopo uno sforzo successivo a movimento, dopo malattie, in caso di tosse, di congestione polmonare, di bronchite cronica o in caso di difficoltà respiratoria.
Le sostanze aromatiche vegetali hanno anche un effetto stimolante sull’appetito.
Se vuoi maggiori informazioni puoi scrivermi all’indirizzo info@secondonaturapetfood.it o attraverso il modulo che trovi nella pagina dei “Contatti“.