Le farine di carne che troviamo tra gli ingredienti del cibo per cani e gatti non sempre sono un ingrediente di alta qualità. Vediamo come capire cosa evitare.
Cosa sono esattamente le “farine di carne” ?
Si possono trovare sotto diverse nomenclature come “farina di agnello“, “farina di sottoprodotto animale“, “farina di carne e ossa“, che a primo acchito potrebbero far pensare ad un ingrediente di bassa qualità, ma non sempre è così. Come spesso accade quando parliamo di produzione industriale degli alimenti per animali, dipende!
Partiamo col dire che la carne è composta per il 70% d’acqua e che, mediamente, da 100 gr di carne bovina si possono ottenere 27 gr di proteine al massimo, ed è in quest’ottica che spesso una farina di carne prodotta a partire da materia prima di alta qualità può essere più nutriente della carne fresca, perché può arrivare ad essere composta fino al 65% di proteine.
Come vengono prodotte le farine di carne animali
Secondo il regolamento europeo sulle materie prime per mangimi la farina di carne o le farine animali generiche sono prodotti ottenuti dal riscaldamento, dall’essiccamento e la macinazione della totalità o di parti di carcasse (il grasso può essere in parte estratto o separato per via fisica) e devono essere esenti da zoccoli, corna, setole, pelo e piume, oltre che del contenuto dell’apparato digerente. Quello che ne risulta può essere una fonte di proteine molto concentrata. Per fare un esempio: mentre 100 gr di carne di pollo fresco sono composti dal 70% d’acqua e solo dal 18% di proteine, 100 gr di farina di pollo sono composti dal 10% d’acqua e dal 65% di proteine!
Le farine di carne sono salutari o no?
Ancora una volta la risposta è: dipende! Perché la qualità di queste farine dipende sempre dalla materia prima di partenza.
Il cibo a base di farine di carne o di farine di sottoprodotti spesso è contaminato da batteri, perché le carni non sempre provengono da animali macellati. Ad essere trasformate in farine sono, generalmente carcasse di animali morti per malattia, ferite o vecchiaia. Gli animali però possono essere trasformati soltanto dopo diversi giorni dalla morte e, soprattutto, non c’è una legge che obblighi alla refrigerazione delle carcasse, così accade di frequente che siano contaminate da batteri come la Salmonella e l’Escherichia Coli.
È stato stimato che più del 50% delle farine di carne sono contaminate. L’esposizione alle alte temperature per la cottura può uccidere i batteri, ma non elimina le endotossine che alcuni di questi producono durante la crescita e che rilasciano quando muoiono. Queste tossine possono causare malattie e i produttori di pet food non sono obbligati a testare i loro prodotti per ricercarle.
Come distinguere le farine di carne di buona qualità da quelle da evitare?
In realtà non c’è una risposta certa se non si conosce la provenienza delle carni o delle parti di scarto utilizzati per produrre le farine, anche se, in generale, quelle di bassa qualità non identificano con chiarezza la fonte animale rimanendo nel generico e, sicuramente, qualunque farina di carne seguita dalla parola “sottoprodotto” è pessima.
Diciture come “farina animale” o “farina di sottoprodotto animale”, “farina di carne” o “farina di carne di sottoprodotto animale”, “farina di sottoprodotto di pollo”, “farina di carne e ossa” indicano una bassissima qualità della materia prima di partenza.
Diversamente, quando è identificato chiaramente il tipo di animale c’è una buona probabilità che il cibo sia di qualità maggiore. Per esempio diciture come “farina di carne di pollo”, “farina di carne di manzo”, “farina di carne di cervo”, “farina di carne di agnello”, “farina di carne d’anatra” possono indicare una composizione del prodotto migliore.
Per concludere
Le regolamentazioni sembrano fatte apposta per permettere alle aziende di restare nel vago e nebuloso sugli ingredienti che compongono il cibo per cani e gatti.
La cosa migliore che possiamo fare è essere sempre molto attenti nella lettura delle etichette, e privilegiare quelle aziende che scelgono di essere chiare e trasparenti, magari non usando farine di carne, ma CARNE essiccata o disidratata in tempi lunghi e con basse temperature, che comportano sicuramente costi di produzione maggiori, ottenendo però la conservazione dei nutrienti, come avviene con la pressatura a freddo.
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